JOKER: – Dì la verità, ci hai pensato anche tu.
BATMAN: – A cosa?
J: – Al fatto che io e te non siamo poi tanto diversi.
B: – Tu sei completamente pazzo.
J: Suvvia, non fare il ritroso, lo so che lo sai. La domanda, infatti, è un’altra. E, precisamente, questa: tu sapresti dire, caro Batman, chi di noi è il lato oscuro dell’altro?
B: – Smettila con questa pagliacciata.
J: – Non potrei neanche volendo, ahahahah! Dunque, tornando a noi, nemico mio, ragioniamo.
Cos’è più oscuro ? Mostrare pubblicamente e in tutta onestà la propria spregevole malvagità, oppure camuffarsi da eroe in cambio di un po’ di quell’amore che l’uomo sotto la maschera non sente di meritare?
Ma di quell’amore fatto essenzialmente di ammirazione, parente stretta dell’invidia. L’amore che si prova per le rockstar.
Dí la verità Batman, un po’ ti senti una rockstar, vero? Avessi avuto un po’ di talento…quanti problemi in meno. Ma hai usato le risorse che avevi: cioè tanti soldi ahahahah! E un fisico prestante.
Beh sì, anche un po’ di intelligenza, dai.
È questo, però, povero piccolo Bruce, l’unico tipo di amore che sei capace di immaginare tu. Io lo so. Conosco il disprezzo e la paura che suscito, e la paura e il disprezzo per Jocker sono il contrario di questo amore…come vogliamo chiamarlo? Glam? Sí, l’Amore Glam, mi piace.
Peró, ho sentito dire che l’amore è fatto di una materia un po’ diversa. Ed è una materia di cui nè io nè te siamo pratici. Perché noi siamo speciali, Batman, non trovi?
B: – Sei ridicolo. Io salvo le persone, tu le uccidi.
J: – Oooh. Sai, mi piacerebbe, tu non sai quanto, caro il mio uomo pipistrello, vedere, mentre lo dici, le facce di mamma e papà Wayne, quelle di tutte le tue ex, e quelle di tutti gli amici che hanno smesso da un pezzo di chiamarti. Per non parlare dei morti e feriti, diretti o collaterali, di Batman.
B: – Sei un essere schifoso.
J: – Ne sono consapevole. Ma l’ho già detto io. E tu?
Tu sai rispondere alla più semplice delle domande?
Tu sai chi, o cosa, sei?
B: – Quello che ti ammazza, disgustoso psicopatico che non sei altro.
J: – Oh Batman, tu mi lusinghi. Ma poi. Lo dici sempre e non lo fai mai. E il perché lo sai.
B: – Perché io non sono un assassino.
J: – Dì questo, mi pare, abbiamo già parlato. Non annoiarmi.
Tu uccidi, Batman. Tu non uccidi ME. Perché? Nessuno mi piangerebbe, ahimè. La gente ti osannerebbe, Gotham rifiaterebbe, e tu, tu non mi ammazzi. Rinunci a tanta gloria…perché?
Perché io sono parte di te, la parte vera. L’unica parte che senti, in mezzo ad un fiumiciattolo di emozioni tiepide, vissute sempre come se stessi da un’altra parte. Da questa parte.
B: – Adesso basta, Joker, basta con questo delirio. Sai perché ti ho ascoltato finora?
J: – Sì. Ma dimmelo tu, hai parlato così poco, stasera. E io adoro il tuo vocione macho.
B: – Ti ho ascoltato perché mi fai pena.
Sei così pazzo misero e solo che hai bisogno di inventarti l’amico immaginario. Da perverso quale sei, però, scegli me. La tua nemesi.
Come potrei non sentire pena davanti a un tale vuoto?
J: – Ma io ti credo, Batman. Io credo alla tua pena. Io credo alla percezione che hai del MIO vuoto e della MIA solitudine. Ti vedo, proprio lì da dove mi parli: “davanti al vuoto”. Io credo a tutto quello che dici.
Solo che.
Io vedo anche il resto, quello che tu ti neghi di vedere.
Forse è per questo, caro Bruce Wayne alias Batman, che la situazione a Gotham è tanto oscura.
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